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VILLEGGIATURA
(dedicata alla sua casa di famiglia, sita nel "Vico della Pigna" a Pomigliano d'Arco, oggi Via Vittorio Imbriani)
Per questa villa, che i nervi e l'animo
Mi ritempra e anelai per ricovero,
Talor m'incresce: d'una metropoli
Quasi il chiasso e gli svaghji desidero.
Qui non v'è pianta, non suppellettile
Che un ricordo crudele non susciti;
Ma dolce insieme sì, ch'io distrarmene
Non so proprio. Il giasmino che rampica
Su per le mura, sempre rammèmora
Chi gli effluvi ne amava: ed accòrami
Spesso il pensarne tanto che gèmono
Da le palpèbre, insolite lacrime.
Povera mamma! Se un legno scricchiola
Ne la stanza contigua, io m'imagino
Che de la tarda veglia a riprendermi
Ella venga; e a l'auciuol de la camara
M'affisso a lungo: ma nullo approssima.
Non v'ha più chi di me sia sollecito.
(Vittorio Imbriani)
Ci volevan proprio le mie padrone, ci voleva l'obbligo di accompagnarle, per indurmi a rimettere il piede nel baraccone di Montecitorio. [...] Quell'aula, che fu già agli occhi miei il più augusto luogo del mondo ed il più sacro, ora è divenuto un mercato vilissimo, del quale da barattieri ignoranti si traffica dello Stato, dell'Italia e della Monarchia [...]
Frattanto mi vien da recere (vomitare n.d.r.) pur pensando alla cosa pubblica. Mi vien da recere pensando alla maggioranza di questa Camera de' Deputati. Mi vien da recere pensando ad alcuni figuri intrusi da costoro in senato.
Tutto è polluto e contaminato!
Ormai l'essere ministro, senatore e deputato sarà presunzione di ribalderia. Oh potessi [...] addormentarmi per ridestarmi solo quando saremo fuori da tanto fango!
Queste considerazioni di Vittorio Imbriani sono tratte dal brano Montecitorio che fà parte delle"Passeggiate Romane" (più propriamente Diario romano) nelle quali si narra una visita ai luoghi e ai monumenti più famosi di Roma fatta nel dicembre del 1867, per far da guida ad alcune signore lombarde tra le quali, la famiglia della giovinetta, allora sedicenne, Gigia Rosnati, che doveva poi divenire sua sposa.