GLI IMBRIANI - genealogia -

Gli Imbriani non erano di origine pomiglianese, ma irpino-caudina, propriamente di Roccabascerana, in provincia di Avellino: “….irpino caudino domo arce Basciarana”, si legge tra l’altro nell’iscrizione lapidaria sulla tomba di Matteo Imbriani juniore.

Nunzio Coppola, nella sua ricerca su “La famiglia Imbriani” afferma che “alle radici dell’albero sta un Giovanni Imbriano vissuto tra gli ultimi decenni del 1500 e i primi del 1600. Di lui non conosciamo altro, se non che dev’essere considerato il capostipite, da cui procedono ininterrottamente tutti gli altri Imbriani di questa famiglia. Dovette essere un piccolo proprietario terrriero o anche un grosso, per quei tempi, affittuario di Roccabascerana, inteso alla cura del suo fondo, che formò il primo nucleo del patrimonio”.

L’albero genealogico inizia con Giovanni Imbriani, che sposa Porzia Minucci di Pietrastornina; di poi viene il figlio Ottavio, vissuto dal 1613 al 1704. Segue poi il notaio Giovanni Imbriani, che sposa Camilla Scalzo, ed abita nel luogo detto Lo Puzzo, al centro del paese. Egli genera sette figli, di cui cinque maschi, Francesco, Ottavio, Aniello, Cesare, Andrea e due femmine, Aurelia e Porzia.

Le due figlie si sposano, fuori paese. Si sposano pure i due maschi Francesco e Ottavio.

Ma, nel 1654, scorgiamo che è già intervenuto un ridimensionamento nella componente maschile di prima generazione, con la scomparsa di Francesco e del chierico Cesare, premorti al padre.

Francesco aveva avuto un figlio, Pietro, di cui si sono perse le tracce. Come si perdono quelle di Andrea e Aniello. Non si sa se queste perdite possano collegarsi alla colossale calamità che si abbatté su Roccabascerana, come su tutto il Mezzogiorno, ossia la peste del 1656.

 Quindi la famiglia Imbriano di prima generazione si riduce al solo Ottavio. Questi segna una vera e propria svolta nella linea sociale della famiglia perché non esercita alcuna professione liberale, vista anche la difficoltà del contesto socio-economico, susseguente alla catastrofe demografica causata dalla peste, in cui si trova a vivere.

 I suoi figli, sulla base dei documenti giunti sino a noi, sono tre: due maschi e una femmina.

Egli è infatti un grosso proprietario fondiario, il quale vive per ben novant’ anni e si sposa tre volte.

Da Ottavio deriva la seconda generazione degli Imbriani con i due figli maschi Nicola e Andrea.


Sono dei figli piuttosto ribelli. Infatti ad un certo punto abbandonano la casa paterna per mettersi in proprio.

 Dalle fonti documentali si rinviene che Nicola Imbriano è “sindico esattore” delle imposte municipali e “procuratore dell’ ordine di S. Francesco”. Si sposa due volte, prima con la compaesana Costanza Cicotta e poi con la montesarchiese Beatrice Gabriela, la quale apre nel borgo di Rocca un negozio “ di tele di casa…”. Da Nicola e Beatrice Gabriela nasce Matteo .

Andrea , l’ altro Imbriano di seconda generazione, invece, esercita piccoli uffici di interesse pubblico. La sua principale attività però è legata all’ agricoltura. Egli sposa una compaesana, Camilla Parrella, dalla quale ha sei figli: due donne, Costanza e Caterina e quattro maschi , Giovanni, Francesco, Agnello e Cesare.

 Con questo solido impianto familiare, di singolare impronta contadina, inizia il ramo cadetto degli Imbriani di Roccabascerana.

 Per la terza generazione c’è Matteo Imbriano, dottore in diritto. Sposa una pannarenese, Anna Germano che porta in dote una quarantina di tomoli di terra e gli dà sei figli. Matteo mette insieme 150 tomoli di terra, comprese tre masserie, un discreto contingente di animali e tre case, di cui una di 35 stanze, nella quale abita, sull’ orlo occidentale del borgo di Rocca, nel luogo detto “Li Sarchioti”. Svolge in maniera attiva la professione di avvocato, stringendo rapporti significativi e produttivi con gli effettivi poteri presenti in loco: l’ ecclesiastico, il feudale, il municipale.

 I due figli maschi, Giuseppe e Francesco seguiranno le orme del padre, laureandosi in diritto ed esercitando entrambi la professione di avvocato. Delle quattro figlie femmine ne sopravvivono solo due, di cui se ne sposerà solo una, mentre l’ altra farà la monaca di casa.

 Il ramo cadetto rocchese si presenta con quattro nuclei familiari, cui capofuochi, tutti contadini, sono: Giovanni, massaro, sposa Alessandra Minuccia di Pietrastornina e abita in una casa di quattro stanze nel luogo detto “La Teglia” sotto il castello feudale; Agnello, bracciale putatore, sposa la compaesana Caterina Perone ed abita in una casa di tre stanze nel luogo detto “Lo Puzzo”; Cesare e Francesco, rispettivamente massaro e bracciale, sposano le due sorelle Alessandra e Rosa Maffeo ed abitano in comune in una casa di sei stanze, anch’ essa sita nel luogo detto “Lo Puzzo” al centro del paese.

 
Nella quarta generazione quindi ci sono il primogenito Giuseppe e il fratello Francesco.

 

IL RAMO POMIGLIANESE DEGLI IMBRIANI

Il primogenito Giuseppe si sposa con Rosa Abamonte e da questa unione nasce Matteo, il quale nativo Roccabascerana, è il capostipite del ramo pomiglianese degli Imbriani, avendo sposato, il 12 maggio 1806, la giovane  ereditiera pomiglianese, Caterina De Falco, nata il 1° gennaio 1788 da Gennaro e Giuseppa Manna.

I De Falco appartenevano in origine a nobile famiglia venuta a Napoli dalla Spagna con molte altre al seguito di Alfonso d’Aragona fin dal sec. XV. Vennero a stabilirsi a Pomigliano d’Arco per ragioni politiche al tempo dell’insurrezione di Masaniello (1647).

Caterina portò, quale dote matrimoniale, il caseggiato o “Casa palazziata”, nell’allora Vico della Pigna, oggi  Via Vittorio Imbriani, che fu dimora della famiglia Imbriani fino agli inizi del ‘900.

La famiglia Imbriani nel 1836, si congiunse in parentela con quella dei Poerio, avendo Paolo Emilio, figlio di Matteo Imbriani, sposato Carlotta, figlia di Giuseppe Poerio.

I Poerio - di antica famiglia normanna, stabilitasi a Taverna, in Calabria, sotto Guglielmo il Normanno durante la seconda Crociata (1147-1149), col titolo e feudo di Baroni di  Belcastro – avevano già avuto nei secoli anteriori una lunga serie di uomini d’arme, di giureconsulti, dottori e prelati, illustri per valore e dottrina; ma cominciarono ad acquistare celebrità con le vicende della Repubblica Partenopea del 1799.

 

ALBERO GENEAOLOGICO DEGLI IMBRIANI POMIGLIANESI
doc1.xml
Documento XML 147.1 KB